domenica 8 febbraio 2015

TRE PROPOSTE PER RICOMINCIARE




TRE PROPOSTE PER RICOMINCIARE

Forse non tutti si rendono conto (o forse ci si è rassegnati) che la nostra società sta attraversando un periodo molto difficile che ci conduce inevitabilmente verso un declino che potrebbe essere inarrestabile.
Un debito pubblico, talmente grande da non essere facilmente comprensibile per la sua enormità, grava su tutti noi e rende necessario trovare ogni anno una montagna di soldi, non per estinguerlo, ma solo per pagare gli interessi. Evasione fiscale inarrestabile e dilagante, ruberie di tutti i tipi, malavita organizzata, incapacità e malcostume della classe politica fanno il resto per affossarci ulteriormente.
In conclusione siamo in un periodo in cui le aspettative della qualità della vita dei nostri figli sono di molto inferiori a quelle dalla generazione degli anziani. I nostri ragazzi, quando verrà il loro turno, potranno usufruire di una istruzione e di una sanità come quella attuale? avranno servizi simili a quelli attuali? avranno una pensione dignitosa?
Certamente no.
Se non vogliamo tradire le future generazioni abbiamo i dovere di invertire questa linea di tendenza suicida e lo possiamo fare solo se ci rendiamo conto che questo problema riguarda tutti e che nessuno può pensare di esserne estraneo.
Occorre intanto una lotta ai tantissimi sprechi che ci hanno portato a questa situazione fallimentare ed a questo devono pensare principalmente le istituzioni alle quali noi affidiamo la gestione della cosa pubblica. Noi dobbiamo vigilare con estrema attenzione sull'operato dei nostri amministratori e togliere la fiducia a coloro che non si comportano adeguatamente. Lo possiamo fare perché abbiamo nelle nostre mani uno strumento formidabile: Il voto. Usiamolo con attenzione e determinazione e la nostra classe politica sarà costretta a migliorare. Dobbiamo imparare a mandare al potere le persone più oneste e competenti e lo possiamo fare solo noi col voto.
Ma quello che possiamo fare è molto di più:
Noi abbiamo a portata di mano potenziali fonti di sviluppo che sfruttiamo poco e male, fonti che, se fossero sfruttate adeguatamente, potrebbero creare ricchezza diffusa e benessere per tutti.
Per valorizzare tali fonti di sviluppo occorre che ogni componente della nostra società vinca la diffidenza nei riguardi degli altri ed operi, ognuna per la sua parte, in sinergia e nella consapevolezza che la società non è a compartimenti stagni ma un tutto unico che si deve sviluppare armonicamente.
Queste componenti della società sono:
  1. I singoli cittadini che sono capaci di produrre beni e servizi di tutti i generi. Questi spesso sono bravi artigiani, agricoltori, commercianti, operatori turistici, professionisti ecc. che già operano nel nostro territorio, ma che per fare il loro mestiere o professione possono avere bisogno di finanziamenti e del sostegno di una classe politica sana;
  2. La classe politica che si deve mettere al sevizio della società che l'ha eletta per semplificare la vita di tutti, che deve utilizzare le risorse economiche che gestisce nel solo interesse della collettività e che non deve spendere un soldo in più del necessario;
  3. Le banche, che devono erogare finanziamenti sulla base della bontà e redditività dei progetti da finanziare e sulla credibilità dei richiedenti, controllando con attenzione che i finanziamenti siano effettivamente destinati alla realizzazione di progetti utili a creare sviluppo e adottando tutte le procedure necessarie ad evitare truffe.
  4. I privati cittadini che, per loro capacità o fortuna, hanno la disponibilità di ingenti capitali, che oggi magari investono in azioni o altri strumenti finanziari che non possono essere controllati direttamente e che spesso si traducono in fallimenti clamorosi con conseguente perdita del loro capitale (un esempio per tutti: Il fallimento della Parmalat anni addietro ha spogliato di 14 miliardi di Euro i cittadini, la gente comune che aveva investito i propri sudati risparmi in azioni o obbligazioni di quella società).
Questi quattro soggetti si guardano reciprocamente con diffidenza e questo porta ad una paralisi del sistema per cui chi ha idee progettuali valide, non riesce a trovare finanziamenti adeguati, i cittadini abbienti non riescono ottenere una adeguata remunerazione dei loro capitali, i politici troppo spesso si aggrappano ai tanti privilegi che la casta a cui appartengono elargisce loro, le banche non possono contribuire allo sviluppo economico della territorio, sviluppo del quale sarebbero beneficiarie anche loro.
La collaborazione fra questi quatto soggetti dovrà essere leale e trasparente e regolata da rigide regole di comportamento. Eventuali furbizie sarebbero punite col fallimento di un progetto che, se correttamente realizzato, potrà dare ottimi risultati e benefici economici a tutta la società.
Da contatti con gente seria, onesta e competente, con cittadini, politici e rappresentanti di banche, circa il contenuto di questo documento si e verificato interesse e disponibilità a partecipare, ognuno per la sua parte, a questa iniziativa.
I possibili campi di sviluppo economico sono:
  1. L'agricoltura, che oggi langue in uno stato di precarietà economica e che invece potrebbe essere fonte di grandi redditi. Sappiamo che una bottiglia di vino di media qualità costa almeno 4 Euro e che al produttore, che è quello si assume tutti i costi della produzione e deve sopportare i rischi che il maltempo o una grandinata distruggano il prodotto, viene pagata pochi spiccioli. Lo stesso si può dire per l'olio di oliva e per tutti gli altri prodotti agro-alimentari dei quali siamo eccellenti produttori;
  2. L'artigianato, che potrebbe essere un'altra grande fonte di reddito se i prodotti dei nostri bravi artigiani fossero adeguatamente sponsorizzati. I prodotti del nostro artigianato devono avere come mercato il mondo e non solo la nostra piccola società locale. Solo così potranno essere vera fonte di reddito e di sviluppo;
  3. Il turismo che dovrebbe sfruttare le straordinarie condizioni climatiche e le bellezze architettoniche e ambientali che fanno del nostro territorio il luogo ideale per uno sviluppo turistico che invece è molto modesto;
  4. Il commercio che dovrebbe sfruttare la centralità nel Mediterraneo della nostra isola, i nostri porti e aeroporti e che invece è tagliato fuori dalle rotte commerciali.
    Di seguito alcune proposte da portare a compimento con la sinergia di tutte le componenti della società che, se realizzate, potranno cambiare il volto della nostra terra e potranno creare tanti posti di lavoro per dare una risposta concreta ai tanti giovani che oggi sono disoccupati o sottoccupati.
Saranno posti di lavoro veri e non fittizi e sottopagati, posti di lavoro per i quali non dovranno dire grazie a nessuno, posti di lavoro che non costringeranno la nostra migliore gioventù ad andare all'estero per vedere apprezzata la loro bravura e professionalità.
Sono solo alcuni esempi di ciò che possiamo fare per risollevare la nostra economia. Certamente non mancheranno altri importanti suggerimenti, idee e progetti da parte della nostra gente.
PROGETTO "ALCAMO, CITTÀ OSPITALE"
Si propone trasformare una quantità di tutto quell'edificato esistente e non utilizzato sul territorio comunale in volume edilizio destinato ad attività alberghiera.
Situazione attuale
Alcamo, tempo addietro, era una città che poteva vantare un razionale assetto urbanistico ed è tuttora ricca di splendidi monumenti che le arrecano lustro.
Purtroppo la totale incuria in cui si è lasciata la Città dal dopoguerra in poi, l'assenza di qualunque norma atta a disciplinare l'edificazione di nuove costruzioni, la barbarie dell'abusivismo, il desiderio di costruire un'abitazione per se e per i propri figli unita alla certezza della impunibilità, hanno portato gli Alcamesi a costruire, in modo tumultuoso, eccessivo e disordinato, edifici spesso poi lasciati allo stato grezzo per mancanza di capacità finanziarie per rifinirli.
Tutto questo ha fatto si che l'edificato attualmente esistente sul territorio del Comune di Alcamo risulti dimensionato per una popolazione di circa 80 mila abitanti mentre la popolazione effettivamente insediata è attorno alle 48 mila unità. Moltissime costruzioni non sono rifinite e spesso non sono neppure abitabili.
L'eccesso di edificazione tende a portare alla desertificazione di interi quartieri. Si pensi, per fare un esempio, che il centro antico della Città, pur ricco di monumenti e chiese, pur ospitando molti uffici, banche, attività commerciali, ricreative e culturali, risulta attualmente abitato da circa 1850 persone mentre, secondo la vigente normativa urbanistica, potrebbe ospitarne 4400.
Da questi dati si evince chiaramente che una ingente quantità di capitali risulta attualmente impiegata in modo assolutamente improduttivo nel campo edilizio, anzi le tasse e imposte sugli immobili e le indispensabili spese di manutenzione sono motivo di un ulteriore aggravio economico.
Tutto ciò è causa di un notevole disagio economico per i proprietari i quali sono costretti a soggiacere alle suddette spese e non possono neanche vendere le costruzioni che per loro sono in esubero in quanto l'edificato eccessivo provoca una notevole scarsità di domanda. La situazione socio-economica risulta quindi estremamente onerosa.
Una città come la nostra, al centro di una zona ricca di incomparabili bellezze naturali, di splendide ed invidiate ricchezze monumentali, ambientali, archeologiche che in altre realtà sarebbero fonti di un turismo apportatore di benessere economico, con un clima mite per nove mesi l'anno, con due aeroporti e due porti entro un raggio di 50 chilometri, collegati con un'autostrada esente da pedaggio, si ritrova con un edificato eccessivo per le sue necessità abitative e, contemporaneamente, priva di una adeguata capacità di ricezione alberghiera.

IL PROGETTO "ALCAMO, CITTÀ OSPITALE"
Si propone inizialmente di trasformare una parte di tutto quell'edificato esistente e non utilizzato sul territorio comunale in volume edilizio distribuito sul territorio e destinato ad attività alberghiera. I volumi edilizi da trasformare in attività ricettive dovranno essere tali da poter assorbire la richiesta turistica prevista da uno studio apposito.
C'è da considerare che in città non vi sono spazi destinati ad attività turistiche, per cui eventuali attrezzature turistiche si dovrebbero creare fuori città con un enorme aggravio dei costi per costruire tutte le infrastrutture necessarie (viabilità, reti fognarie, di acqua, luce, metano, telefonia, ecc.). Queste reti in città esistono già e quindi i costi per la creazione di strutture ricettive all'interno del centro abitato sarebbero molto ridotti.
Si ha una notevole fiducia che gli Alcamesi, non appena constateranno il successo dell’iniziativa, chiederanno di aderire al progetto mettendo a disposizione le loro abitazioni in esubero e facendo quindi crescere le dimensioni dell’iniziativa.
Avendo, tempo addietro, portato a conoscenza del presente progetto la cittadinanza, si è già avuta l’adesione da parte di un folto gruppo di cittadini, proprietari di costruzioni inutilizzate, che hanno ritenuto interessante l’iniziativa e si sono detti disponibili a utilizzare le abitazioni di loro proprietà per la loro trasformazione in attività ricettive.
I proprietari delle costruzioni potranno partecipare alla gestione del progetto e, se lo riterranno opportuno e ne avranno la capacità economica, potranno anche investire capitali per la trasformazione delle abitazioni in strutture alberghiere.
Si attiveranno contemporaneamente tutte le innumerevoli possibilità di sovvenzione che le leggi europee, nazionali e regionali mettono a disposizione per interventi turistici e di recupero edilizio.
Benefici apportati dal progetto
I benefici economici e sociali della realizzazione del progetto “ALCAMO CITTÀ OSPITALE” sono evidenti:
  • Si recupererebbe una parte significativa dell'attuale patrimonio edilizio che oggi, essendo inutilizzato, molto spesso non è curato e quindi versa in condizioni più o meno precarie con grave danno all'immagine della città;
  • Il patrimonio edilizio recuperato, costituito da queste costruzioni attualmente inutilizzate e quindi non produttrici di reddito ma fonte di sperpero di ricchezza, diverrebbe in breve tempo una fonte di benessere;
  • La realizzazione del progetto favorirebbe il diffondersi di una imprenditorialità diffusa sul territorio;
  • In prospettiva nascerebbe una grande varietà di attività indotte quali ristoranti, pizzerie; discoteche, sale giochi, piscine, campi di tennis etc. che sarebbero a loro volta fonti di reddito;
  • Queste attività creerebbero una consistente mole di posti di lavoro, soprattutto per i giovani;
  • L'Amministrazione Comunale, con l'incasso di adeguate tasse di soggiorno, avrebbe una fonte di entrate che potrebbe dedicare al miglioramento di strutture come parchi, verde pubblico, viabilità, servizi etc. migliorando notevolmente l'aspetto della città.
Si potrà pubblicizzare l’iniziativa tramite l’Ente Provinciale Turismo, con accordi anche diretti fra le amministrazioni di vari comuni, con accordi con operatori turistici anche esteri allo scopo di fare affluire nelle nostre zone anche turisti provenienti da lontano che saranno attratti dalle incomparabili bellezze archeologiche, paesaggistiche, ambientali di cui le nostre terre sono dotate.
In definitiva la realizzazione del presente progetto potrà costituire il punto di partenza di una nuova cultura imprenditoriale turistica che oggi è praticamente assente nella mentalità della nostra gente.


IMPIANTO PER LA PRODUZIONE DI BIOETANOLO
Quattro criticità possono diventare una risorsa

1' criticità
Gli alvei e le sponde dei nostri corsi d'acqua sono ricoperti da una fitta vegetazione di canne che in caso di abbondanti piogge, vengono strappate dal suolo, intasano i torrenti, fanno straripare le acque che arrecano ingenti danni all'ambiente e all'agricoltura e sono causa si serio pericolo per la gente.
Il compito di provvedere ad una periodica manutenzione di questi luoghi è affidato al Genio Civile, ma la mancanza delle ingenti risorse economiche necessarie impedisce a questo ente di provvedere.
Di conseguenza ad ogni forte evento di pioggia si ha lo straripamento dei corsi d'acqua e i conseguenti danni e pericoli suddetti.
Le canne possono costituire una risorsa. Una stima orientativa della quantità di canne negli alvei e sulle sponde dei torrenti della nostra provincia è valutabile in circa 200.000 tonnellate annue e, una volta tagliata, si riproduce rapidamente.
2' criticità
Il territorio della Provincia di Trapani è coltivato in modo preminente a vite e quindi in seguito alla vendemmia si ha la produzione di una grandissima quantità di raspi, buccia e vinaccia di uva.
Da una ricerca su internet di può desumere che la superficie vitata in provincia di Trapani è di circa 52.000 ettari, la quantità di uva prodotta è di circa 676.000 tonnellate e la quantità di scarti (raspi, buccia e vinaccia) di circa 240.000 tonnellate. La vinaccia è circa 120,000 tonnellate e potrebbe essere avviata alla distillazione. In tempi recenti, però, questo processo è reso molto difficile.
La vinaccia non può essere sparsa nei campi in quanto la sua azione sul terreno e molto negativa e quindi il suo smaltimento costituisce un problema per gli operatori agricoli.
Le 240.000 tonnellate di scarti derivanti dalla vendemmia possono costituire una risorsa economica.
Oltre agli scarti della vendemmia si possono stimare in circa 150.000 tonnellate gli scarti dalla potatura dei vigneti, in circa 80.000 tonnellate la paglia del fieno ed altri cereali, in circa 100.000 tonnellate gli scarti della potatura degli oliveti e di altre coltivazioni.
3' criticità
La crisi della viticoltura, dopo il boom dei decenni precedenti, ha portato alla chiusura di numerose cantine sociali la cui struttura e attrezzatura è diventata improduttiva e quindi un grave onere economico. Una sua riconversione sarebbe estremamente auspicabile e trasformerebbe queste strutture improduttive in nuove strutture capaci di produrre reddito, posti di lavoro e ricchezza sul territorio.
4' criticità
Nel settore della produzione di idrocarburi l'Unione Europea si è data l’obiettivo 20-20-20, cioè entro il 2020 diminuire del 20% le emissioni di CO2, aumentare del 20% l’efficienza energetica e produrre il 20% dell’energia da fonti rinnovabili. In conseguenza di ciò nel nostro Paese sarà necessario produrre 1,5 milioni di tonnellate di bioetanolo. Quindi, occorrerà costruire almeno 8 impianti per la produzione biocarburante e ad oggi si è molto in ritardo per il raggiungimento di tali obbiettivi.
Sul territorio della provincia, come si è visto precedentemente, si può quindi disporre di:
  • 200 mila tonnellate di canne;
  • 240 mila tonnellate di scarti della vendemmia;
  • 80 mila tonnellate di paglia;
  • 150 mila tonnellate di scarti dalla potatura dei vigneti;
  • 100 mila tonnellate di scarti dalla potatura di oliveti e altre coltivazioni.
In totale 790 mila tonnellate di prodotto che potrebbe essere trasformato in biocarburante e che, invece, va praticamente perduto, molto spesso bruciato con notevole aumento di produzione di anidride carbonica, causa di aumento dell'effetto serra che tanti danni arreca al clima del pianeta.
Se dovesse occorrere altro materiale e se fosse economicamente conveniente, si potrebbe coltivare la canna su terreni poveri e quindi inadatti ad un' agricoltura competitiva.
Allo scopo di verificare se è possibile installare un impianto per la produzione di bioetanolo nel nostro territorio, si è preso contatto con EnergEtica, il distretto agro energetico del Nord Ovest, che si interessa alla produzione di bioetanolo.
Si è riscontrato interesse e disponibilità di collaborazione per la realizzazione concreta del progetto.
Per quanto riguarda la costruzione del suddetto impianto, si potrebbero utilizzare gli stabili e le attrezzature delle cantine esistenti sul territorio, adeguando il tutto al loro nuovo e diverso utilizzo.

FACCIAMO LA NOSTRA “ISOLA”
Su internet si può visitare il sito I.S.O.L.A., Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano all'indirizzo:
Ente creato dalla Regione Sardegna per promuovere ed attuare iniziative volte al potenziamento ed allo sviluppo tecnico, artistico e commerciale dell'artigianato sardo. Un attento lavoro di studio ha permesso a I.S.O.L.A. di consentire che venissero tramandate le tradizionali e tecniche di produzione di vari oggetti. L’esempio di I.S.O.L.A. può essere una guida per il nostro approccio alla rivitalizzazione e riqualificazione dell’artigianato locale.
I nostri artigiani non sono da meno di quelli sardi. Il nostro artigianato è molto qualificato e diversificato ma non ha il mercato che merita. Inoltre, molte forme artigianali artistiche si sono estinte o quasi proprio per mancanza di un mercato che assorba i prodotti creati. Si pensi, per esempio, alle varie forme di ricamo che un tempo erano conosciute e praticate da moltissime donne e di cui ancora oggi nelle nostre case si possono trovare pregevoli pezzi, oppure alla ceramica, alla lavorazione dei metalli, all’intreccio del vimini o di altri tipi di fibre vegetali.
Si è avuta occasione di parlare con rappresentanti di I.S.O.L.A. circa la possibilità di creare sul nostro territorio un Istituto per la tutela e sponsorizzazione dei nostri prodotti artigianali ed agro-alimentari a somiglianza di quello Sardo e si è verificata attenzione e disponibilità a collaborare.
Chiaramente l’input per simili iniziative non può essere lasciato all’iniziativa privata ma deve venire dalle istituzioni che hanno un quadro globale della situazione socio-economica.

REPERIMENTO DELLE RISORSE ECONOMICHE
A questo si può porre rimedio costituendo una o più società per azioni a capitale diffuso fra tutti coloro che vorranno partecipare ai singoli progetti. Forse può darsi che sia venuto il momento che i Siciliani investano i loro risparmi in progetti per lo sviluppo del nostro territorio invece di investire i loro capitali in azioni che nulla hanno a che spartire con noi.
Se questì progetti, oltre ad essere redditizi, potranno anche usufruire di incentivi pubblici nazionali ed europei, allora diventerà ancora più appetibile investirvi i propri risparmi.

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